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L’indennità di discontinuità, approvata dal Governo il 27 novembre ed entrata in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 3 dicembre, doveva essere ritirata perché non risponde minimamente alle esigenze di chi lavora nello spettacolo.

Questa non è l’indennità di discontinuità che vogliono i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo. Non solo è un’elemosina, non solo è peggiorativa rispetto alle misure già esistenti, ma è anche un insulto a chi lavora in questo settore che si vede ridurre a disoccupato per ricevere una mancetta. Ma forse la beffa più grande è il fatto che sia stata approvata proprio a pochi giorni dalla risoluzione del Parlamento europeo a sostegno di artisti, lavoratori e lavoratrici dei settori culturali e dello spettacolo. Uno Stato non deve contare quanto costa sostenere arte e cultura ma quali sarebbero i costi di una società senza né arte né cultura.

Chiara Chiappa, Presidente Fondazione Centro Studi Doc

L’indennità di discontinuità: una presa in giro da parte del Governo e una sconfitta per il settore 

L’indennità di discontinuità è stata fortemente voluta dai lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo per rispondere alle esigenze della discontinuità del proprio settore di lavoro. Come in Francia, in Spagna, in Belgio, in Germania e in molti altri paesi europei, chi lavora nello spettacolo ha chiesto al Governo di investire su chi può far crescere economicamente e umanamente il proprio paese.

Per questo, sin dalle mobilitazioni legate all’emergenza Covid-19, i lavoratori e le lavoratrici nel quadro della riforma complessiva del settore e del welfare hanno richiesto il riconoscimento della discontinuità strutturale del proprio lavoro anche attraverso un sostegno da parte dello Stato.

Invece oggi chi lavora nello spettacolo si trova in mano una misura ridicola e peggiorativa rispetto alle misure già esistenti. Infatti, i tempi di erogazione sono inadeguati rispetto alle esigenze del settore, i fondi sono insufficienti rispetto alla platea di chi avrebbe esigenza. Oltretutto la misura non solo non è cumulabile con le altre, ma i criteri di accesso alla misura sono sproporzionati e non tengono conto delle specificità del settore.

L’insieme di questi elementi contrasta completamente con la legge delega dello spettacolo che chiedeva l’introduzione di una misura risolutiva e con la recente risoluzione legislativa del Parlamento europeo per introdurre lo statuto dell’artista.

Inoltre, i costi ricadranno anche su chi non ne potrà beneficiare, con un aggravio quindi non solo per i datori di lavoro ma anche per i lavoratori e le lavoratrici.

L’aspetto sicuramente peggiore di questa misura è che l’indennità di discontinuità è concepita come un sussidio di disoccupazione e non come un supporto a periodi di studio, prove, preparazione che sono strutturali al mestiere artistici.

Nonostante questo, il Governo è andato avanti senza ascoltare le parti sociali, gli auditi, i lavoratori e le lavoratrici, le associazioni di categoria, gli attivisti che da tutti gli ambiti dello spettacolo e tutte le posizioni hanno a voce unica chiesto il ritiro della misura.

L’indennità di discontinuità doveva essere ritirata

La Fondazione Centro Studi Doc ha avuto una posizione molto critica nei confronti dell’introduzione dell’indennità di discontinuità sin da quando è stata presentata decreto legislativo del Consiglio dei Ministri approvato nella seduta n. 48 del 28 agosto 2023.

Per questa ragione il centro studi ha contestato la misura in tutte le occasioni possibili consigliando il rigetto completo.

Lo scorso 11 ottobre il centro studi ha rifiutato la proposta del Governo durante le audizioni per il Codice dello Spettacolo organizzate dal Ministero della Cultura. Lo stesso ha fatto all’audizione del 7 novembre presso le Commissioni riunite Lavoro e Cultura della Camera dedicata proprio all’indennità di discontinuità. La Fondazione Centro Studi Doc ha anche criticato il parere favorevole alla misura espresso dalle stesse commissioni emesso lo scorso 15 novembre. La Camera si è infatti limitata a proporre alcune osservazioni per nulla rilevanti. La misura era infatti da rigettare completamente e non poteva essere emendata, come hanno sostenuto tutti gli auditi del settore in tutte le categorie.

La misura è stata approvata al Consiglio dei Ministri del 27 novembre 2023. Infine, il decreto legislativo 30 novembre 2023 n. 175 dedicato al “Riordino e revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l’introduzione di un’indennità di discontinuità in favore dei lavoratori del settore dello spettacolo” è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.282 del 02-12-2023 ed è entrato in vigore il 3 dicembre.

La Fondazione Centro Studi Doc continua a sostenere, d’accordo con altre organizzazioni del settore, che questa non è la discontinuità che serve al settore e quindi il provvedimento doveva ritirato e ripensato il decreto.

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