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La Fondazione Centro Studi Doc propone di aggiornare le attività da svolgersi anche con contratto intermittente includendo tutti i lavoratori che sperimentano discontinuità lavorativa.

Il contesto

1° febbraio 2019. Le attività manuali o ripetitive nei tempi dell’industria 4.0 e della gig economy sono sempre più sostituite dalle macchine: l’uomo perciò si dedicherà sempre più alle attività artistiche, creative, umanistiche, anche con applicazione delle intelligenze artificiali.

Le industrie culturali, creative e dell’innovazione digitale da tempo producono e organizzano le loro attività attraverso piattaforme, digitali e non. Le piattaforme – soprattutto se cooperative – diventano così comunità world wide, aperte e trasparenti, in cui i nuovi lavoratori condividono saperi, conoscenze, tecnologie, scambio di materie prime o manufatti, scoperte scientifiche, innovazione culturale e sociale.

La proposta

È necessario perciò estendere le stesse tutele e la stessa dignità di lavoratori a cui oggi hanno accesso per esempio artisti e tecnici non solo ai riders, ma a tutti i lavoratori con tempi non programmabili della gig economy, AI freelance delle industrie culturali e creative e a tutte le professioni emergenti dell’industria 4.0 di cui oggi nemmeno conosciamo l’esistenza.

Per far ciò è necessario aggiornare per legge le attività da svolgersi anche con contratto intermittente, che come si è detto oggi sono previste dalla tabella allegata al R.D. 6 dicembre 1923, n. 2657, consolidando quanto disposto dal Ministero del Lavoro con risposta all’interpello 28/2012.

Aggiornare la legge significa introdurre nuove attività all’elenco. In questo modo sarà possibile applicare il contratto subordinato intermittente a tutti i lavoratori che sperimentano discontinuità lavorativa.


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