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Deliveroo e Uber condannate dal Tribunale di Milano a versare contributi previdenziali e assicurativi per migliaia di rider, perché sono da regolarizzare come subordinati.

Deliveroo e Uber condannate perché i lavoratori e le lavoratrici sono da regolarizzare come subordinati

Il Tribunale di Milano ha condannato le società di food delivery Deliveroo e Uber a versare all’Inps i contributi previdenziali per migliaia di rider. Questa decisione è giunta a seguito di un’indagine pilota della Procura di Milano condotta nel 2021 sulle condizioni di lavoro e di sicurezza di circa 60mila fattorini. In base ai verbali amministrativi notificati dall’Ispettorato del lavoro, è emerso che le posizioni di migliaia di ciclofattorini dovevano essere regolarizzate, passando da lavoratori autonomi a “coordinati continuativi” con tutte le garanzie dei subordinati, come previsto dall’articolo 2 del Jobs Act.

Il giudice Nicola Di Leo ha stabilito che i rider che hanno lavorato per Deliveroo dal gennaio 2016 al 31 ottobre 2020 e per Uber dal gennaio 2020 al 31 ottobre 2020 devono essere considerati collaboratori coordinati continuativi, e quindi applicare la disciplina del lavoro subordinato. Ciò comporta l’obbligo per le società di versare contributi, interessi e sanzioni nei rapporti con l’Inps, così come premi nei rapporti con l’Inail, basati sull’orario effettivamente svolto dai collaboratori, determinato dal login fino al logout dalla piattaforma per ogni singolo giorno lavorativo.

Le cifre esatte da versare non sono ancora state calcolate, ma potrebbero ammontare a decine di milioni di euro per entrambe le società. Questa decisione rappresenta un importante precedente legale e implicherà un significativo impegno finanziario per Deliveroo e Uber, che ora sono tenute a conformarsi alle normative previdenziali vigenti.

Un’importante vittoria per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici

La condanna corrobora la posizione di rider, sindacati, associazioni e ricercatori ed esperte di tutto il mondo che da anni sostengono che i rider debbano essere considerati come lavoratori dipendenti. Questa è pertanto una vittoria importante un momento storico per chi si impegna a favore di lavoratori e lavoratrici.

Anche la Fondazione Centro Studi Doc, da sempre contro il caporalato digitale, porta avanti pubblicamente la stessa posizione sin dal 2018. La prima volta è stata durante il confronto avvenuto ad aprile 2018 alla Fondazione Feltrinelli di Milano tra Demetrio Chiappa di Doc Servizi e Matteo Sarzana di Deliveroo che, moderato dal giornalista Luca De Biase, è stato aperto dalla protesta di Delivrance. La posizione del centro studi è riportata nel documento Tertium non datur, che contiene un’analisi delle condizioni di lavoro dei rider e alcune proposte per tutelare i rider e i lavoratori di piattaforma.


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