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A SISEC 2022 la Fondazione Centro Studi Doc ha raccontato come le piattaforme cooperative di autogestione garantiscono la ricomposizione del lavoro frammentato.

SISEC 2022: il lavoro nella transizione tra piattaforme ed ecologia

Da mercoledì 8 a sabato 11 giugno si è svolto all’Università di Bologna il sesto convegno di SISEC, la Società Italiana di Sociologia Economica. Il tema del convegno è stato Il lavoro della transizione – Tecnologia, politiche ed ecologia del lavoro nel XXI secolo“.

Il filo conduttore del convegno è stato il lavoro, uno dei temi centrali della sociologia sin dalle sue origini. Coloro che hanno partecipato hanno discusso di lavoro e e di come si è trasformato i nelle società contemporanee. Al cuore delle riflessioni il tema della transizione, che ha già molto spazio nel dibattito pubblico e si lega a numerose questioni. Da come la tecnologia modifica la vita quotidiana fino al mutamento climatico: questi sono stati alcuni dei temi affrontati durante la conferenza.

Transizioni digitali: continuità e discontinuità in mercati, organizzazioni e lavoro

Francesca Martinelli e Chiara Chiappa della Fondazione Centro Studi Doc hanno aperto la prima delle tre sessioni coordinate da Andrea Arcidiacono (Università di Catania), Attila Bruni (Università di Trento) e Laura Sartori (Università di Bologna).

Obiettivo della sessione è stato studiare da diversi punti di vista il modo in cui durante la pandemia si sia velocizzata e radicalizzata la transizione dei sistemi organizzativi verso il digitale. Una transizione guidata sia dalle possibilità offerte dalle tecnologie contemporanee sia dalla possibilità di disporre di lavoratori variamente qualificati. Eppure, le tecnologie sembra siano utilizzate per riprodurre e affinare sistemi e pratiche di controllo del lavoro tipiche dei modelli fordisti.

A fronte dei processi di digitalizzazione del lavoro e di virtualizzazione e frammentazione dei processi organizzativi, numerose pratiche lavorative e organizzative conservano però la loro materialità. La corporeità diventa garante di autenticità in opposizione alla perdita di contatto con un mondo sempre più astratto e impalpabile.

In questo quadro, l’intervento della Fondazione Centro Studi Doc si è concentrato sulla risposta cooperativa alla sempre maggiore presenza delle piattaforme nel mercato del lavoro.

A SISEC le Pegasus company: le piattaforme cooperative di autogestione e la ricomposizione del lavoro frammentato

La sempre maggiore singolarità e specialità delle prestazioni richieste nel mondo del lavoro e i progressi della tecnologia stanno generando una molteplicità di nuovi lavori; atipici con «ingaggi» di breve durata; «condivisi» per una molteplicità di committenti; preferibilmente erogati tramite piattaforme digitali.

Per questo oggi si osservano lavoratori su piattaforma sia ad alto (se si pensa ai professionisti delle industrie culturali o creative) o molto basso contenuto intellettuale (basta dotarsi di uno smartphone per poter diventare un lavoratore di piattaforma inserito nei meccanismi della sharing economy). 

Quindi non sono solo i rider a lavorare su piattaforma, ma anche artisti e tecnici dello spettacolo, badanti, lavoratori creativi, fotografi, truccatori, logopedisti, osteopati, runner, autisti di macchine, psicologi, traduttori, prestatori discontinui di tante e diverse discipline. Tanto che oggi si contano in Unione Europea 28 milioni di persone il cui lavoro è venduto su oltre 50 piattaforme. E si valuta che nel 2025 i lavoratori saranno 43 milioni. Per affrontare questa situazione, la Commissione UE ha presentato un pacchetto di misure volte ad affrontare in modo organico le tematiche afferenti al lavoro su piattaforma digitale.

Al contempo, in tutto il mondo si osserva la nascita di cooperative di lavoratori che cercano di riappropriarsi del proprio lavoro. In cooperativa i lavoratori esercitano la governance democratica, la proprietà della tecnologia di piattaforma e l’ingresso in una comunità di pari. La caratteristica principale di queste cooperative è che permettono di mantenere la libertà del freelance nella gestione della propria attività all’interno dei confini del lavoro dipendente. In questo modo, i lavoratori accedono alle protezioni sociali, esercitano i propri diritti sindacali e hanno maggiore potere di negoziazione sul mercato. Per la loro capacità di combinare il modello cooperativo con la tecnologia delle piattaforme e l’autonomia tipica del freelance, tali cooperative possono essere chiamate piattaforme cooperative di auto-gestione

Una delle prime cooperative costituite con questa forma è Doc Servizi, fondata a Verona nel 1990. La cooperativa nasce da un gruppo di musicisti che voleva ottenere migliori condizioni di lavoro. Al suo interno gli artisti mantengono la libertà di gestire la propria attività in autonomia e al contempo hanno accesso alle tutele sociali dei dipendenti dato che sono assunti dalla cooperativa. Oggi Doc Servizi fa parte della Rete Doc, un gruppo che riunisce otto società che insieme coprono tutte le professioni delle industrie culturali e creative. In cooperativa i soci trovano numerosi servizi per gestire tutte le loro attività, inclusa una piattaforma digitale che permette di organizzarsi in autonomia.


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