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Tempo di lettura: 5 minuti

di Francesca Martinelli

Il rapporto tra Generazione Z e cooperative può essere foriero di nuove oppotunità grazie a una visione del mondo e ideali condivisi. Una riflessione di Francesca Martinelli, giornalista e direttrice della Fondazione Centro Studi Doc.

La percezione del mondo della Generazione Z

In un’Italia sempre più anziana, con un’età media di 48,4 anni, le persone della Generazione Z (1997-2012), che hanno tra i 12 e i 27 anni, sono una minoranza. Si tratta di circa 9 milioni di persone. Nonostante questo, il confronto con questa nuova generazione diventa sempre più urgente sia per la sua capacità di mobilitazione che reclama risposte (basti pensare ai Fridays for Future) sia perché è la generazione di nuovi professionisti e professioniste che entrerà nel mercato del lavoro, portando a un inevitabile incontro tra generazioni che in parte è in corso, dato che 3 milioni di persone di questa generazione sono già inserite nel mondo del lavoro.

Gli studi sulla Generazione Z sono all’inizio, eppure quando oggi si parla di questa generazione emergono già alcune evidenze che la caratterizzano come una generazione molto diversa da quelle precedenti e, secondo alcune interpretazioni, unica nel suo genere.

Un forte elemento di caratterizzazione è che la Generazione Z è la prima vera generazione di nativi digitali, ragione per la quale è anche denominata la “true generation”, la “vera generazione”. È la prima generazione di persone che sin dalla nascita sono immerse nelle tecnologie e questo implica un rapporto completamente nuovo con esse anche rispetto a quello delle generazioni precedenti. Ciò ha impatto su diversi aspetti dell’esistenza, come il modo di accedere alla conoscenza, che è tendenzialmente verticale e basato sulla ricerca su Internet, e la socialità, spesso mediata da strumenti come i social network.

La Gen Z mostra anche una maggiore sensibilità ai temi ambientali e sociali, che si riflette nelle azioni di attivismo e confronto diretto con i decisori politici riguardo temi come l’ambiente e l’inclusione sociale, che implica una maggiore apertura nei confronti di diversi orientamenti sessuali o di genere e meno stigma verso persone con disabilità e/o malattie mentali.

Nelle prime ricerche che si occupano di Gen Z e mercato del lavoro emerge che questa visione del mondo ha un impatto anche sul modo in cui le persone di questa generazione si approcciano al lavoro. A chi fa parte di questa generazione non si può chiedere di immedesimarsi completamente con il proprio ruolo a lavoro, perché prima vengono sempre le proprie esigenze personali, identificate con salute fisica, mentale ed equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Per questo la flessibilità (tempi, luogo di lavoro) e i valori aziendali hanno un ruolo cruciale nella scelta dell’azienda.

L’insieme di queste sensibilità generazionali porta oltre la metà delle persone della Generazione Z a lavorare come freelance. Quando si lavora come autonomi è più semplice avere flessibilità e ovviare al problema di doversi scontrare con aziende che non hanno a cuore temi come la scarsità delle risorse, le discriminazioni, le disuguaglianze sociali e il cambiamento climatico.

L’intreccio tra Generazione Z e cooperative: sfide e opportunità

Per entrare in questo dialogo intragenerazionale, il mondo cooperativo deve tenere in considerazione i temi che stanno a cuore della Gen Z.

Da un lato, le cooperative devono avere la capacità di raccoglierne le sfide. Prima tra tutte quella del digitale, che è una questione che attraversa, con quello dell’innovazione, tutto il mondo cooperativo, che si muove tra imprese fortemente innovative e piccole realtà che alle volte faticano a stare al passo con tutte le novità tecnologiche. Oppure il lavoro freelance, che, con un allontanamento dall’azienda classica, comporta una automatica disaffezione nei confronti di un modello di lavoro che appartiene anche al mondo cooperativo. Anche se ci sono realtà cooperative che stanno accogliendo queste dinamiche del mondo del lavoro per trasformarle in nuovi modi di cooperare, per altre cooperative questa scelta dei giovani e delle giovani potrebbe significare dover apprendere nuovi modi di lavorare orientati anche a diverse modalità per gestire e organizzare il lavoro nell’ottica della flessibilità.

Dall’altro lato, per il mondo cooperativo i valori portati avanti dalla Generazione Z sono una enorme opportunità. Fa parte del DNA delle cooperative mettere al centro l’attenzione alle persone, all’ambiente e al sociale. Questa attenzione si mostra nei principi che guidano le cooperative, come il settimo che è proprio dedicato all’attenzione alla comunità, così come nei valori condivisi che guardano alla costruzione di un mondo più equo, partecipato e attento alla sostenibilità.

Le cooperazione come “antidoto naturale” alle ineguaglianze e alla concentrazione della ricchezza

Sin dalla loro fondazione le cooperative nascono per rispondere alle ineguaglianze di un sistema economico che sottrae valore a coloro che lo producono, ovvero a chi lavora o produce i beni. Le cooperative sono utilizzate per generare un nuovo equilibrio tra chi lavora e chi ottiene i margini da quel lavoro in modo da stabilire una coincidenza tra le due parti. Quello delle cooperative è un modello che dal basso offre una soluzione ai problemi di persone che da sole non potrebbero risolverli e che implica una condivisione della nuova ricchezza che si genera.

In un mondo in cui la maggior parte della ricchezza si concentra in poche mani, come professava già Ivano Barberini, la cooperazione tra persone è un antidoto naturale. Contro l’aumento dei profitti per pochi la cooperazione moltiplica e divide equamente. Quando più persone con la stessa idea si mettono insieme possono fare molto di più e creare maggiore ricchezza che da sole. Questo meccanismo funziona perfettamente in settori anche molto diversi, come, ad esempio, quello dell’arte, del digitale o dell’ambiente.

Gli artisti e le artiste in cooperativa ottengono migliori condizioni di lavoro, sono più forti come collettivo. Le cooperative migliorano sia l’organizzazione di chi di solito lavora in modo isolato in ambito artistico o creativo sia la distribuzione dei loro prodotti garantendo margini più alti rispetto a quelli del mercato, proprio perché la cooperativa è creata da chi la usa.

Nel mondo del digitale le cooperative possono spostare i pesi, ad esempio, quando si parla di piattaforme. Quando la piattaforma è della cooperativa tutti i margini vanno a chi la possiede; quindi, ai lavoratori e le lavoratrici che la piattaforma la usano per i loro scopi, non a qualcuno di esterno che viceversa sfrutta chi lavora per ottenere maggiori profitti.

In ambito ambientale ci sono tanti esempi di cooperative che sono molto avanzate nella sperimentazione di economie circolari o che cercano sempre nuove soluzioni a problemi più o meno grandi, come la gestione e il compostaggio dei rifiuti in aree dove la raccolta è problematica.

Cooperare per costruire comunità attorno alle persone

Il mondo cooperativo sta già rispondendo da decenni alle stesse domande che i giovani e le giovani della Generazione Z si stanno ponendo, perché sono domande che i fondatori delle cooperative si sono posti. E dopo di loro, chiunque abbia scelto di entrare in questo movimento, di sperimentare in prima persona soluzioni collettive, di muoversi verso un ideale a discapito del profitto.

Il profitto è fondamentale per garantire la sopravvivenza dell’impresa, ma non è e non deve essere l’unica guida. I cooperatori e le cooperatrici lo sanno bene ed è, infatti, a partire da questa consapevolezza che agiscono: al centro ci sono le persone, le loro esigenze, i loro sogni. Da qui cominciano a costruire quello che è ancora più importante: una comunità attorno alle persone, alle loro esigenze, ai loro sogni.

In questa società estremamente individualista non basta migliorare sé stessi, seppur sia fondamentale, ma serve anche guardare al collettivo. Ricordarsi che non siamo soli. E fare cooperazione è la migliore pratica del collettivo: si impara insieme a fare impresa, si impara a stare con gli altri, si impara a discutere in modo costruttivo, altrimenti non si va avanti e l’impresa fallisce. Soprattutto, in cooperativa si impara la democrazia, praticandola ogni giorno e non solo nei momenti istituzionali.

Il mondo delle cooperative è una scuola di democrazia, di partecipazione, di condivisione. In un mondo in cui siamo sempre isolati, in cui ogni problema è affrontato nella solitudine e fare impresa è raccontato come un grande sforzo individuale, le cooperative offrono un modello diverso: fare insieme, agire con altri, costruire un sogno condiviso.

Sono questi i punti di forza delle cooperative, potenti oggi per la Generazione Z, così come lo sono stati ieri per tutti i giovani e le giovani che hanno scelto di fondare o lavorare in una cooperativa. La forza delle cooperative sono i valori e i principi condivisi in tutto il globo e che, anche in un contesto di notizie che alle volte lasciano senza fiato dall’orrore, danno la speranza di poter costruire, insieme, un mondo nel quale tutte e tutti possano vivere.

Leggi anche: Terzo simposio sulla Generazione Z e senso del lavoro: l’importanza del lavoro culturale, creativo e digitale

 

Foto di Ron Lach.


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