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I requisiti per accedere all’indennità di discontinuità sono anche nel 2025 troppo lontani dalla realtà del settore. Negli anni 2023 e 2024 rispettivamente solo 6.300 e 5.200 su oltre 340.000 e 360.000 persone assicurate hanno ottenuto l’indennità di discontinuità a fronte rispettivamente di circa 12.000 e 9.000 domande: numeri esigui se si pensa al numero complessivo di persone che dovrebbero poter accedere. Le modifiche apportate dalla finanziaria 2025 ancora non risolvono il problema dell’accesso.

“Per come è concepita adesso, l’indennità di discontinuità non è nient’altro che una lotteria. A confermarlo sono i numeri irrisori di chi è riuscit* ad accedervi: che siano riuscite a ottenerla solo poco più di 11.000 persone su oltre 360.000 persone assicurate è ridicolo. Il fatto che abbiano abbassato i requisiti nel 2025 è ancora insufficiente: questa misura è da considerare ancora un cerotto rispetto a un’esigenza enorme di riconoscimento della professione. Finché questa sarà una una indennità di disoccupazione, non potrà mai aiutare professioniste e professionisti. Sicuramente non è questa la misura che può portare le persone a investire sul proprio lavoro e la propria carriera artistica e professionale in ambito tecnico come chiediamo da tempo.”

Chiara Chiappa, Presidente Fondazione Centro Studi Doc

Una misura insufficiente

Il mondo del lavoro nello spettacolo è fatto di esperienze intermittenti e discontinue che rendono necessaria l’adozione di una indennità di discontinuità. Tuttavia, la copertura finanziaria ad essa dedicata è ad oggi ancora del tutto insufficiente.

I dati INPS rilevano come nel 2023, i pagamenti per la prestazione di indennità di discontinuità siano stati circa 6.300 rispetto al lavoro svolto nel 2022. Per comprendere meglio l’incidenza di tale numero, va osservato il rapporto tra il numero di professionist* del settore e le domande effettuate nello stesso anno. A fronte di solo 12.187 domande di accesso all’indennità nel 2023, il fondo pensione dello spettacolo per l’anno di competenza 2022 contava 347.411 lavoratrici e lavoratori dello spettacolo. Pertanto, solo il 3,5% delle persone ha fatto domanda e solo l’1,8% ha ottenuto il pagamento.

Il dato appare ancora più drammatico l’anno successivo. Nel 2023, solo 9.224 persone sulle 367.535 assicurate hanno fatto domanda nel 2024, di cui solo 5.200 hanno avuto effettivamente accesso all’indennità. Ciò significa non solo che il 2,5% dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo han fatto domanda ma che, ancora peggio, solo l’1,4% ha avuto accesso all’indennità.

Il risultato è che l’INPS in due anni ha effettuato solo 11.485 pagamenti a fronte di 21.411 domande di indennità di discontinuità.

Questi numeri così bassi sono dovuti non solo alle poche risorse messe a disposizione dal Governo, ma soprattutto dal fatto che pochissime persone hanno i requisiti per fare richiesta della misura. Inoltre, nonostante le novità introdotte dalla finanziaria del 2025, questa misura è ancora ampiamente inadeguata rispetto alle esigenze di chi lavora nel settore.

Tabella (a sinistra) e grafico (a destra) sul rapporto di domande effettuate e pagamenti ricevuti dell'indennità di discontinuità per gli anni 2023 e 2024 rispetto al totale delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo nel relativo anno di competenza. Fonte: INPS (elaborazione Fondazione Centro Studi Doc).

Tabella (a sinistra) e grafico (a destra) sul rapporto di domande effettuate e pagamenti ricevuti dell’indennità di discontinuità per gli anni 2023 e 2024 rispetto al totale delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo nel relativo anno di competenza. Fonte: INPS (elaborazione Fondazione Centro Studi Doc).

Come funziona l’indennità di discontinuità nel 2025

Dal 15 gennaio 2025, le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo possono presentare domanda all’INPS per l’indennità di discontinuità 2025. Com’è noto, si fa riferimento in questo caso all’anno di competenza 2024. Il servizio rimarrà disponibile fino alla data del 30 aprile 2025.

La finanziaria 2025 ha introdotto alcune novità relativamente all’indennità di discontinuità. Tra queste, troviamo:

  • il limite all’accesso a 30.000€ di reddito nell’anno di competenza;
  • la riduzione da 60 a 51 del minimo di giornate di contribuzione accreditata al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo.

Successivamente, con il messaggio 149 del 15 gennaio 2025, l’INPS aveva chiarito le istruzioni per l’accesso a questa misura.

La riduzione delle giornate e l’aumento del reddito, insieme al fatto che i giorni dell’indennità diventano giorni utili anche se chi ne usufruisce ha maturato la Naspi e all’eliminazione dell’obbligo dei corsi di formazione, rispondono in parte alle richieste avanzate anche dalla Fondazione Centro Studi Doc per riformare la misura dell’indennità di discontinuità, ma non sono ancora sufficienti.

Infatti, l’indennità di discontinuità è ancora concepita come un sussidio di disoccupazione e non come un supporto a periodi di studio, prove, preparazione che sono strutturali al mestiere artistico. Questa scelta contrasta completamente con il sostegno per discontinuità strutturale del lavoro nello spettacolo e nega il riconoscimento di una specificità del settore.

 

 

Foto di Photo By: Clem Onojeghuo

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