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Due giorni di incontri alla Fondazione Feltrinelli di Milano per il Festival dell’Economia Critica. L’obiettivo? Mettere in discussione le conseguenze economiche e politico-sociali del capitalismo, per immaginare insieme un futuro più equo e giusto.
Festival dell’Economia Critica: il potere del profitto o il potere di cambiare?
Venerdì 4 e sabato 5 ottobre 2024, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (FGF) ha ospitato il Festival dell’Economia Critica, dal titolo “Il potere del profitto o il potere di cambiare?”. Nello specifico, il Festival ha visto la collaborazione di ASE, CiMET, del Forum Disuguaglianze Diversità, della Fondazione ICCF, di Oxfam Italia e di Rosa Rossa, oltre che la Media partnership di Radio Popolare.
Attraverso molteplici panel, l’evento ha dato uno sguardo a 360 gradi sulle conseguenze del capitalismo ai giorni nostri. In altre parole, ha cercato di sviscerare nella maniera più esaustiva possibile l’influenza non solo economica ma anche sociopolitica del capitalismo. Scendendo nel dettaglio, il festival è partito dalla consapevolezza della disparità generata dall’attuale sistema produttivo. In esso infatti, la distribuzione delle risorse è fortemente ineguale, poiché il 43% di esse appartiene solo all’1% della popolazione. Di conseguenza, con la promessa di maggiori libertà il capitalismo ha accresciuto solo la povertà e le incertezze della popolazione.
Aree di riflessione del Festival dell’Economia Critica
I panel organizzati dalla FGF hanno osservato l’influenza del capitalismo sotto molteplici prospettive differenti. In altre parole, all’aspetto socio-economico e lavoristico sono state affiancate anche riflessioni di carattere politico e non solo. Nello specifico, le relatrici e i relatori del Festival dell’Economia Critica hanno messo il capitalismo il relazione con:
- le disuguaglianze;
- gli studi di genere;
- la mobilitazione collettiva;
- la democrazia economica;
- il potere, inteso nella maniera più ampia possibile;
- le catene di costruzione del valore;
- il sud del mondo;
- la guerra;
- l’ambiente;
- le transizioni che si stanno imponendo nella realtà contemporanea, come quella digitale e quella ecologica;
- la tecnologia;
- la globalizzazione e la distribuzione delle risorse;
- il digitale;
- la democrazia;
- l’Europa e le politiche di austerità.
Per visualizzare il programma completo dell’evento clicca qui.
Gli incontri in streaming sono disponibili online a questo link.
Riflettere sulle dinamiche di costruzione e mantenimento del potere per riflettere sul capitalismo
Tra i diversi incontri, si è tenuta anche la presentazione del libro “Il potere. Una prospettiva riformista”, edito Laterza nel 2023. Il panel è stato moderato da Raffaele Liguori, di Radio Popolare, e ha visto il dialogo dell’autore Alessandro Roncaglia con relatrici e relatori esperti. Nello specifico, i temi centrali dell’opera sono stati esaminati da Andrea Boitani, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Emanuele Felice, Docente di Storia Economica all’Università IULM di Milano, e Maria Enrica Virgillito, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Il testo di Roncaglia affronta i diversi aspetti del potere, con l’auspicio che una loro maggiore comprensione aiuti lo sviluppo di riforme strutturali all’interno della società. In altre parole, mira alla costruzione di un sistema di distribuzione del potere meno diseguale, seppur efficiente. Per riuscire in questo intento, l’autore parte da una prospettiva economica, a lui più vicina, per poi ampliare lo sguardi anche verso riflessioni più socio-politiche. Inoltre, dopo una serie di dissertazioni teoriche, nei capitoli finali avanza anche delle proposte d’azione. In questo modo, intende respingere sia l’idea che le nostre società diano pari opportunità a chiunque sia quella contraria di un potere mondiale invisibile alla guida di tutto.
Gli strumenti di osservazione del potere
Di conseguenza, il testo di Roncaglia propone un quadro delle definizioni di cosa sia il potere. Successivamente, prova a darne degli strumenti di misurazione. I quattro tipi di misura sono:
- Gli indici di disuguaglianza;
- L’altezza delle barriere all’entrata, che favoriscono gli incumbent, già presenti all’interno dei sistemi di potere, da chi potenzialmente potrebbe entrarvi;
- Le reti di collegamento tra coloro che detengono il potere;
- Il peso relativo del soggetto all’interno del suo ambito di attività.
Scendendo nel dettaglio, l’autore spiega come per quanto riguarda le reti di collegamento è fondamentale osservare la dimensione della rete stessa, la forza dei legami di connessione e il grado di centralità del soggetto al suo interno. Infine, distingue tre tipi di reti:
- bianche: pienamente legali e basate sulla solidarietà familiare, sulle fedi religiose, sulle convinzioni politiche e sulle relazioni economiche;
- grigie: legali ma con dubbie fondamenta morali, basate sullo scambio di favori;
- e nere: illegali come le associazioni mafiose e la P2.