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Secondo i dati INPS, nel 2023 i tecnici dello spettacolo in Italia sono aumentati, superando non solo la crisi del 2020 ma anche i valori prepandemici.
I dati INPS 2023 sui tecnici dello spettacolo
Secondo i dati INPS, nel 2023 sono stati 367.535 i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo con almeno una giornata di lavoro retribuita. Di loro, 16.935 appartenevano al gruppo professionale “tecnici”. In altre parole, nel 2023 i tecnici dello spettacolo hanno rappresentato il 4,6% del personale dell’intero settore. In più, la stragrande maggioranza dei tecnici dello spettacolo sono uomini (85%), a fronte di un 15% di colleghe donne. I tecnici dello spettacolo lavorano principalmente nel Nord Italia (49%), con prevalenza del Nord Ovest (32,7%) rispetto al Nord Est (16,3%), e in Centro Italia (34,6%). Seguono il Sud Italia (11%) e, infine, le Isole (5,2%).
I valori del 2023 rappresentano la quantità più alta di personale tecnico degli ultimi anni. Innanzi tutto, è stata superata la crisi del 2020, che ha visto molti tecnici dello spettacolo abbandonare il settore. In più, dal 2022 sono stati superati anche i valori prepandemici, il cui picco fu nel 2019 con 14.675 lavoratori e lavoratrici. Già dal 2021 la ripresa è stata repentina: in quell’anno, i tecnici dello spettacolo aumentarono di 1.196 unità rispetto al 2020. In seguito, dal 2021 al 2022 si aggiunsero 2.012 persone. Infine, nel 2023 si contano 889 lavoratori e lavoratrici in più sui valori del 2022.
Negli ultimi anni è aumentato anche il numero medio di giornate retribuite (124 a persona nel 2023) dei tecnici dello spettacolo. Anche in questo caso, è stato recuperato il crollo del 2020 superando i valori prepandemici. Allo stesso modo, nel 2023 è aumentata la retribuzione media, raggiungendo i 15.137 euro circa a persona (rispetto ai circa 13.000 euro del 2019).
La crisi del 2020 per i tecnici dello spettacolo
Nel 2020, il settore spettacolo fu uno dei più colpiti dalle misure contro la pandemia da Covid-19. Le chiusure e i distanziamenti avevano limitato la possibilità di organizzare spettacoli dal vivo. Di conseguenza, avevano causato una perdita di 8 miliardi di euro dal 2019 al 2020. Allo stesso modo, c’è stato un calo del 21% dei lavoratori e delle lavoratrici, di cui il 12,7% erano tecnici dello spettacolo.
Una ricerca pubblicata nel 2022 dalla Fondazione Centro Studi Doc aveva rilevato come, a due anni dalla pandemia, ben 2 tecnici uomini e tecniche donne su 10 non stessero più lavorando nello spettacolo. A subire maggiormente questa crisi furono le lavoratrici donne e la coorte tra i 30 e i 50 anni, soprattutto nel caso di una famiglia o un mutuo a carico.
In altre parole, secondo i dati INPS, nel 2020 i lavoratori e le lavoratrici del gruppo professionale “tecnici” furono 12.838. Quindi, si tratta di 1.837 tecnici dello spettacolo in meno rispetto all’anno precedente.
Per ovviare alle difficoltà del settore, la Fondazione Centro Studi Doc ha concluso la ricerca evidenziando alcune proposte:
- Introdurre un reddito supplementare per sostenere i lavoratori nei periodi non lavorativi;
- Garantire l’accesso alla protezione sociale;
- Verificare l’applicazione del diritto del lavoro;
- Facilitare la formazione in materia di sicurezza e l’apprendimento permanente
- Sostenere il passaggio generazionale.
Nel 2023, le ricercatrici Rossella Bozzon (Università di Catania), Francesca Martinelli (Fondazione Centro Studi Doc) e Annalisa Murgia (Università di Milano) ripresero lo studio del 2022 nell’intervento “Esiste il fenomeno delle grandi dimissioni anche in Europa? Il caso di chi lavora nello spettacolo”, presentando la ricerca nella 41esima Labour Process Conference svoltasi a Glasgow.
Foto di Emanuela Zampa