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Di Chiara Chiappa, consulente del lavoro in Verona, presidente Fondazione Centro Studi Doc

La Legge di Bilancio introduce nuovi tagli alla NASpI 2025 ostacolando l’accesso all’indennità: l’anno inizia con una nuova ingiustizia per artist*, precar* e discontinu*.

Nuovi tagli alla NASpI 2025 nella Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio introduce nuovi tagli alla NASpI 2025. Più precisamente, secondo quanto disposto dal comma 171 – che inserisce la lettera c-bis) nell’articolo 3, comma 1, del Dlgs. n. 22/2015 – con riferimento agli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1° gennaio 2025, lavoratrici e lavoratori che si sono dimessi e vengono assunti, nell’arco dei 12 mesi successivi, da altra datrice o altro datore di lavoro e successivamente da questi licenziati, non potranno percepire l’indennità se il nuovo rapporto di lavoro non ha accumulato almeno 13 settimane di contribuzione.

Questa previsione punisce ingiustamente lavoratrici e lavoratori disoccupat* e non rispetta quanto previsto dall’art. 38 della Costituzione. Il Testo Costituzionale indica infatti che

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.

Le criticità della norma

È una norma che non rispetta il diritto di lavoratrici e lavoratori involontariamente disoccupat*, per cui sono stati versati dalle imprese ingenti contributi contro la disoccupazione in base a diritti e principi stabiliti dal lontano 1923!

È una norma emanata da un legislatore orientato a politiche punitive, basata sul perenne sospetto che lavoratori e lavoratrici siano irresponsabilmente alla ricerca di truffe e privilegi. Incapace di distinguere gli abusi dai reali bisogni delle persone, non tiene conto del fatto che coloro che decidono di rassegnare le dimissioni da un rapporto di lavoro insoddisfacente o faticoso o mal pagato non vanno puniti se non riescono ad ottenere immediatamente un contratto a tempo indeterminato o superiore a 78 giornate di lavoro.

È una norma che colpisce soprattutto lavoratrici e lavoratori dello spettacolo operanti in un settore fondamentale per la qualità della vita delle comunità, che hanno scelto con fatica e passione di dedicarsi a un lavoro ontologicamente discontinuo, meritevole di sostegno da parte dello Stato che ancora non rispetta l’impegno per una reale indennità di discontinuità.

 

Foto di Andrea Piacquadio

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