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La pace non è qualcosa che viene da sé, è necessario un impegno collettivo. Come fare per costruire la pace? Ecco alcuni suggerimenti del Centro Nuovo Modello di Sviluppo.

Fermare le guerre, costruire la pace: il dossier

A giugno 2024 il Centro Nuovo Modello di Sviluppo ODV ha pubblicato il dossier Fermare le guerre, costruire la pace“. Al progetto coordinato da Francesco Gesualdi hanno aderito anche Altreconomia, Attac Italia, Eco Istituto del Veneto, Peacelink e Pax Christi. L’obiettivo del dossier è quello di dare in 32 pagine dei consigli pratici e delle linee guida per costruire la pace.

Le indicazioni all’interno del dossier sono rivolte sia all’Italia in quanto Stato sia alle sue cittadine e ai suoi cittadini. Non si tratta infatti solo di grandi rivendicazioni dal punto di vista politico ed economico. Al contrario, il dossier introduce anche a piccoli spunti quotidiani, per portare la volontà di costruire della pace nella vita di tutti i giorni.

Il contesto globale e nazionale

Il punto di partenza del dossier “Fermare le guerre, costruire la pace” è molto semplice: per costruire la pace non serve rifornire gli Stati di armi, ma costruire tavoli di negoziati basati su rapporti equi e rispettosi. Al contrario però, dal 2000 al 2023 la spesa mondiale per gli armamenti è triplicata da 800 a 2.443 miliardi di dollari. Similmente, anche la spesa militare nei paesi dell’Unione è aumentata del 50% dal 2014 al 2023. Secondo i dati del 2017, le prime dieci imprese di armi europee spendono oltre 5 milioni di euro all’anno. Inoltre, grazie a 33 lobbist* delle armi esercitano pressioni sulle istituzioni di Bruxelles.

Nello specifico dell’Italia, la produzione di armi è elevata nonostante il ripudio da parte della Costituzione nazionale. L’articolo 11 della Costituzione recita infatti:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Tuttavia, nei fatti il nostro Paese contribuisce al 4% delle esportazioni globali di armi. Qui si trovano circa 300 imprese dedite alla produzione di armi. Tra loro, Leonardo e Fincantieri, entrambe a controllo pubblico, che da sole coprono il 75% del fatturato. In questo modo, l’industria delle armi crea il prodotto, ma ai fini della vendita è necessario che ce ne sia domanda. Quale mercato migliore allora delle guerre? E tra il 2010 e il 2023 i conflitti armati tra Stati sono aumentati dell’86% (da 30 a 56).

Che rapporto c’è tra capitalismo e guerra?

Di conseguenza, il dossier affronta anche il tema del rapporto tra capitalismo e guerra. Tale sistema economico ha l’obiettivo di crescere, producendo e consumando risorse. Le risorse del pianeta sono, tuttavia, sempre più scarse.

In questo contesto, il capitalismo ha sempre accompagnato l’espansione economica con quella militare. Se le guerre nascono dal controllo delle risorse scarse, il dossier propone come fulcro della risoluzione le energie rinnovabili diffuse. Sole e vento sono a disposizione di tutte e tutti e possono essere sfruttate senza toglierle alle altre persone.

Le linee guida per costruire la pace

A livello socio-economico il dossier invita così a stili di vita più sobri, che permettano un più morigerato sfruttamento delle risorse. Inoltre, per contrastare le logiche di sopraffazione del capitalismo, propone il potenziamento dell’economia pubblica. Nello specifico, fa riferimento all’economia della comunità, che guarda in maniera solidaristica e gratuita ai bisogni irrinunciabili delle persone. A tal proposito, suggerisce la conversione a produzione civile delle imprese delle armi a controllo pubblico.

Un altro aspetto fondamentale per costruire la pace sono dei rapporti internazionali di equità e cooperazione. In altre parole, a livello commerciale bisogna garantire compensi dignitosi ai Paesi esportatori di materie prime e manufatti. Attraverso prezzi corretti, è possibile garantire salari vivibili a chi lavora in un contesto ambientale salubre e sicuro. Allo stesso tempo, pagando tasse e royalties adeguati, buona parte della ricchezza estratta rimarrà locale. Anche in questo modo, a livello di opinione pubblica interna sarà possibile costruire un clima che esula dalla cultura del nemico. La costruzione di un nemico porta infatti alla necessità di armarsi per combatterlo.

Un altro buon proposito per costruire la pace è la diffusione della difesa popolare nonviolenta. In altre parole, il dossier promuove la non collaborazione sostenuta da una forte motivazione politica. Uno strumento, questo, che vede molti esempi storici vittoriosi. Per funzionare, secondo il dossier, la difesa popolare non violenta ha bisogno di un servizio nazionale obbligatorio di difesa popolare nonviolenta.

Infine, in linea con l’articolo 11 della Costituzione, il dossier propone l’istituzione di un nuovo Ministero. Per costruire la pace, propone così la nascita del Ministero della riconciliazione internazionale e corpi civili di pace. Come raccomandato dal Parlamento Europeo nel 2001, i corpi civili di pace dovrebbero essere entità istituzionali non armate. Di conseguenza, il loro compito sarebbe di intervenire nelle zone di conflitto come forze d’interposizione disarmata per proteggere la popolazione e dissuadere le parti dall’uso delle armi.

Costruire la pace nel quotidiano

Infine, il dossier “Fermare le guerre, costruire la pace” suggerisce alcune azioni che tutte le persone possono compiere nel loro quotidiano:

  1. esporre simboli di pace per non dimenticare che il mondo è in guerra;
  2. evitare rapporti con le banche che investono in spese militari;
  3. esprimere contrarietà all’aumento delle spese militari attraverso ripetute lettere alla presidenza del Consiglio;
  4. inviare al Ministero della Difesa una dichiarazione di obiezione di coscienza all’uso delle armi, per segnalare indisponibilità in caso di ripristino della leva militare obbligatoria;
  5. promuovere la costituzione di comitati locali di pace per far riflettere la cittadinanza su come costruire la pace;
  6. intervenire presso le amministrazioni comunali affinché sostengano i diritti sociali e la conversione ecologica.

Per promuovere questi obiettivi, il dossier invita le associazioni a vocazione antimilitarista e pacifista a farsene promotrici attraverso apposite campagne e ampie reti di collaborazione. In questo modo, queste azioni per costruire la pace godranno di rinvigorita forza.


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