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Presentato giovedì 24 novembre, durante un evento in streaming organizzato dalla Fondazione Centro Studi Doc, il risultato del rapporto “Lights on!” su cooperative e lavoro sommerso che Francesca Martinelli ha realizzato per CECOP.
Lights On! Come le cooperative di produzione e lavoro e le cooperative sociali affrontano il lavoro non dichiarato
È stato presentato giovedì 24 novembre in videoconferenza il risultato del rapporto “Lights on!” che Francesca Martinelli ha realizzato per CECOP sul lavoro sommerso. Gli effetti negativi del lavoro sommerso si ripercuotono non solo sui governi, ma anche sui sistemi di welfare e sulle imprese. Questo fenomeno, che si diffonde in tutti i settori, non conosce confini nazionali. Si interseca con le violazioni dei diritti umani e spesso colpisce donne, migranti e giovani lavoratori. Trovare il modo di agire contro il lavoro sommerso, quindi, è una sfida non solo per i governi, ma richiede azioni concrete anche da parte delle imprese.
Nel corso dell’evento online si è esaminato il rapporto “Lights on!” di CECOP che si concentra su come le cooperative sociali e di lavoro in Europa stanno affrontando attivamente il lavoro sommerso, sviluppando diversi modelli di business e iniziative che garantiscono che i lavoratori e le lavoratrici non siano abbandonati alle vulnerabilità del lavoro sommerso.
All’incontro, organizzato dalla Fondazione Centro Studi Doc, hanno partecipato: Simel Esim, Responsabile unità cooperative Organizzazione Internazionale del Lavoro, Marialuisa Gnecchi, Vice Presidente INPS, Francesca Martinelli, Direttrice Fondazione Centro Studi Doc e autrice della ricerca, Sergio Genco, Area Politiche Industriali e Reti CGIL Nazionale, Francesco Melis, Segreteria nazionale UILCOM, Anna Mori, Ricercatrice Università degli Studi di Milano Statale, Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale Avviso Pubblico, Sharif Sabria, Segretaria nazionale Fistel-CISL, Cinzia Spinarolli, capo processo vigilanza Ispettorato Territoriale del Lavoro di Verona, Giuseppe Guerini, Presidente CECOP.
Logiche del lavoro sommerso dal punto di vista dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e dell’INPS
“Il tema del lavoro dignitoso è molto caro all’Organizzazione Internazionale del Lavoro – è intervenuta Simel Esim – Ci stiamo occupando della transizione dall’economia informale a quella formale. Secondo le nostre stime circa 2 miliardi di lavoratori hanno un’occupazione informale. In questo contesto le cooperative possono aiutare i lavoratori informali, contribuendo a migliorare le condizioni dei lavoratori sommersi, facilitando l’accesso alla protezione sociale, favorendo la condivisione di servizi e aumentando la produzione attraverso la diversificazione.”
“Il lavoro sommerso in Italia è purtroppo di circa il 12,5% del lavoro totale. I lavoratori sommersi sono circa 3 milioni – interviene Marialuisa Gnecchi, vice presidente dell’INPS – E se consideriamo anche i lavoratori temporanei, anch’essi 3 milioni, le cifre diventano importanti. Il PNRR, Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentato a Bruxelles, richiede un rientro del 2% sul tasso del lavoro non regolare. Non sarà facile ma deve essere il nostro obiettivo primario. Al contrasto del sommerso è dedicata l’attività di vigilanza ispettiva di INPS e INAIL, però purtroppo negli ultimi anni c’è stata una graduale diminuzione dell’attività ispettiva, soprattutto rispetto alla contribuzione. Per questo è importante implementare la vigilanza da una parte e incentivare le aziende a contrastare il lavoro povero che passa per i voucher, dall’altra. Sul fronte del lavoro nero, entro metà 2025, è previsto un aumento del 20% delle ispezioni con l’obiettivo di ridurne, entro inizio 2026, l’incidenza di 2-6 punti percentuali, tagliando di almeno un terzo il divario con la media europea.”
“Il lavoro sommerso in Italia è di circa il 12,5% del lavoro totale. I lavoratori sommersi sono circa 3 milioni. Entro metà 2025, è previsto un aumento del 20% delle ispezioni con l’obiettivo di ridurne, entro inizio 2026, l’incidenza di 2-6 punti percentuali, tagliando di almeno un terzo il divario con la media europea.”
Marialuisa Gnecchi, Vice Presidente INPS
La risposta delle cooperative al lavoro sommerso
“Il termine non dichiarato riferito al lavoro spesso viene usato come sinonimo di ‘sommerso’. In realtà di tratta di una parte di lavoro informale, che riguarda tutte quelle attività anomale, come falsi lavoratori distaccati all’estero, o non dichiarate in modo fraudolento, come le false partite iva – spiega Francesca Martinelli, autrice della ricerca – Non esiste un approccio unico per combatterlo, ma bisogna comunque conoscerlo. L’Europa ha attivato una piattaforma contro il lavoro sommerso che attua appunto un approccio olistico.”
La ricercatrice ha studiato per CECOP come le cooperative europee affrontano queste tematiche, prendendone a esempio 11: Diomcoop (Spagna), Nazareth (Italia), Rcoop (Belgio), De Coöperatie (Paesi Bassi), Doc Servizi (Italia), Soglasnik Language Cooperative (Slovenia), Bec Druzstvo (Repubblica Ceca), Goel – Gruppo Cooperativo (Italia), CoopCycle (Francia), By-Expressen (Danimarca), York Collective (Inghilterra).
Per ogni area di lavoro sommerso, la ricercatrice ha anche tratteggiato i profili dei lavoratori in nero ‘tipo’ di cui si occupano le suddette cooperative, come migranti, rifugiati, richiedenti asilo, lavoratori delle arti e spettacolo, disoccupati e lavoratori vulnerabili nelle zone rurali, stagionali e, in ultimo, i gig workers.
Tutti questi esempi di cooperative virtuose creano opportunità di lavoro formale, favoriscono ottenimento di migliori condizioni di lavoro, puntando sulla responsabilizzazione dei lavoratori, ed esplorano nuovi accordi di lavoro.
Le cooperative grazie alla loro flessibilità possono giocare un ruolo importante nel contrasto al lavoro in nero, ma non è sufficiente. Pertanto, la ricerca propone ai policy makers di:
- Promuovere il modello cooperativo come strumento per affrontare il lavoro nero
- Garantire alle cooperative l’accesso ai finanziamenti e ai meccanismi di sostegno alle imprese
- Riconoscere un quadro giuridico appropriato per modelli innovativi di cooperative
- Attivare il livello locale per sostenere il modello cooperativo
Scarica le slide della presentazione.
Cooperative e sindacati insieme contro il lavoro sommerso
Dopo la presentazione della ricerca sono state raccolte le testimonianze dei tre presidenti delle cooperative italiane che hanno partecipato alla ricerca: Giuseppina Biaggi di Nazareth, Vincenzo Linarello di Goel – Gruppo Cooperativo e Demetrio Chiappa di Doc Servizi.
“La Cooperativa Sociale Nazareth di Cremona contrasta il lavoro nero attraverso due modalità” – ha spiegato Giuseppina Biaggi – Con la formazione e l’educazione al lavoro rivolta a persone che attraversano fasi difficili della vita, sia adolescenti che adulti, e che maggiormente sono esposti al rischio di entrare (o ri-entrare) in percorsi di illegalità. In secondo luogo Nazareth, attraverso attività produttive, genera opportunità lavorative in ambito agricolo e turistico, rivolte in particolare a persone con svantaggio. Attraverso il lavoro si sperimenta la legalità e si opera per la valorizzazione delle competenze che ciascuno può portare o acquisire. Questi due percorsi sono rafforzati anche dalla educazione finanziaria che supporta ciascuno a pianificare le proprie spese e a limitare il rischio di vivere sopra le proprie possibilità.”
A seguire, durante la tavola rotonda, i relatori intervenuti si sono confrontati sulla situazione italiana e su come contrastare il lavoro sommerso nel nostro Paese.
“Il lavoro sommerso è una sfida che dobbiamo vincere insieme: parti sociali ed istituzioni” – ha affermato Sharif Sabria, Segretaria nazionale Fistel-CISL – rafforzando il sistema di controlli, prevedendo all’intermo dei CCNL maggiori tutele ed un sistema di welfare più funzionale alle nuove esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori, con l’obiettivo di far entrare nel mondo del lavoro coloro che oggi sono invisibili.”
“Così come le cooperative sono nate in Italia 170 anni fa per dare una risposta, sulla base di un principio di solidarietà, ai problemi come la disoccupazione e l’aumento del costo della vita – ha precisato Chiara Chiappa, presidente della Fondazione Centro Studi Doc e moderatrice dell’evento – così oggi le cooperative rappresentano lo strumento di lavoro più emancipato, per attività sia manuali che intellettuali, consentendo anche alle nuove generazioni di trasformare le passioni in occupazione, con autogestione e autodeterminazione nei modi, luoghi e tempi di lavoro. Questo solo a condizione che l’attività associativa sia davvero partecipata.”