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L’intervento dei Senatori a Verona al primo Simposio della Fondazione Centro Studi Doc sullo Statuto Sociale del Lavoratore dello Spettacolo. Sul tavolo di discussione anche la dispersione dei lavoratori del settore: il 13% ha già cambiato lavoro.
I lavoratori dello spettacolo al centro del primo simposio della Fondazione Centro Studi Doc
L’emergenza sanitaria, e la conseguente crisi da essa innescata, hanno evidenziato i molti nervi scoperti del settore dello spettacolo, e riaperto in modo deciso la discussione, a livello legislativo e fiscale, sulla riforma organica dell’intero sistema. Questi i temi essenziali discussi lunedì 20 dicembre a Verona al primo simposio della Fondazione Centro Studi Doc, in prima fila nel dialogo con le istituzioni, dal titolo “Statuto sociale del lavoratore dello spettacolo: Time is now!”. Il simposio ha visto susseguirsi tre tavole rotonde che hanno fatto il punto sul settore alla luce dell’ultimo biennio. Tra i relatori, i senatori Francesco Verducci e Roberto Rampi, Claudio Carboni, presidente sorveglianza SIAE e Nuovo IMAIE, Annarita Masullo de La Musica che Gira, Fabio Fila, Presidente STEA.
Verducci e Rampi: in queste ore stiamo discutendo anche per cambiare la condizioni dei lavoratori dello spettacolo. Un tema cruciale è il riconoscimento dell’indennità di discontinuità
«C’è preoccupazione nel nostro settore perché sappiamo che questo non è solo un momento difficile, ma drammatico – è intervenuto in videoconferenza il senatore Francesco Verducci, vice presidente della VII Commissione – Rischiamo di perdere un’intera generazione di lavoratori e lavoratrici delle arti performative. È questa è una ferita per la democrazia. Sono stati fatti passi avanti importanti, ma manca ancora l’approvazione di quello che noi consideriamo il perno essenziale: l’approvazione dell’indennità di discontinuità che speriamo avvenga da qui a poche ore. Abbiamo proposto la modifica della norma contenuta nella legge di bilancio, l’art. 115 che cita il SET, il sostegno economico temporaneo in indennità di discontinuità. Riconoscere la natura discontinua del lavoro dello spettacolo significa dare dignità al lavoro in questo settore. I 5 miliardi e 400 milioni dell’INPS sono stati accumulati anche grazie al lavoro dei lavoratori dello spettacolo, quindi è indispensabile costruire un welfare universale. A questo dovrà seguire una legge sulle imprese culturali».
«Il fatto che Commissione Cultura e Commissione Lavoro stiano lavorando insieme è un risultato importante – gli fa eco Roberto Rampi – A un Paese deve interessare la qualità del lavoro e la tutela di tutti i lavoratori. I morti di Torino hanno colpito tutti. Una democrazia non c’è se non c’è cultura diffusa. Questa è una funzione primaria e il settore non può essere trattato come marginale. Noi abbiamo lavorato a un testo unico che unisce tutte le proposte di legge presentate al Senato, e si incrocia con una proposta del governo legata alla legge di bilancio. Al momento siamo congelati dall’arrivo in Senato della Legge di Bilancio, dalla quale ci aspettiamo delle risorse per coprire quel fondo che serve a costruire il reddito di discontinuità, affinché appunto non sia un fatto occasionale. Siamo prossimi all’arrivo. Credo con l’inizio del 2022 il Senato approverà queste norme, alcune delle quali operative già da subito. Lo scorcio di legislatura non è lungo, quindi la pressione va tenuta alta».
Il 13% dei lavoratori dello spettacolo ha lasciato il settore e non intende tornare
I numeri sono preoccupanti, secondo quanto riportato da Fabio Fila, presidente di STEA, rete dei professionisti della sicurezza per il settore dello spettacolo, dello sport, dell’arte, della cultura, del turismo e della gestione aziendale. Incrociando i dati INPS, tra il 2019 e il 2021 c’è una dispersione di lavoratori del settore del 12%. La ripresa è parziale. Il 78% dei tecnici ha ripreso a lavorare, mentre il 23% non ha ancora ricominciato a lavorare, di cui il 10% sta cercando lavoro nel settore e il 13% ha cambiato lavoro.
Preoccupazione condivisa, nella prima tavola rotonda sui numeri dello spettacolo e l’impatto del Covid-19, anche da Claudio Carboni, nel consiglio di sorveglianza SIAE e di Nuovo IMAIE.
«Gli autori e gli editori hanno visto i loro proventi polverizzati dal Covid, dopo un 2019 da record – ha dichiarato Claudio Carboni – Gli strumenti digitali dello streaming hanno fatto guadagnare ben poco ai lavoratori del settore. SIAE ha messo a disposizione in questo biennio 110 milioni di euro, di cui 60 milioni in ripartizione e 50 in arrivo come anticipazioni. Confidiamo che vi sia una ripresa degli eventi live nella prossima primavera, con un maggior controllo sul diritto di autore, che durante la scorsa estate ha subito gravi perdite a causa della forte evasione. Pertanto dobbiamo trovare un nuovo modello di business. Il Parlamento è stato prodigo nella direttiva copyright che permetterà alle due collecting di recuperare diritti finora non tutelati e ci permetterà di retribuire meglio i nostri autori. I contratti dovranno essere vantaggiosi per tutti».
Le cooperative offrono migliori condizioni di lavoro nello spettacolo e non solo
Il tema delle cooperative di spettacolo e i nuovi lavori ha animato la terza tavola rotonda. Dopo l’intervento di Pietro Galeone, esperto economico del Ministro del Lavoro, che ha puntato il dito sulle condizioni di precariato dei giovani, è intervenuto Demetrio Chiappa, presidente di Doc Servizi.
«Oggi si parla tanto di gig economy e di nuovi lavori e noi stessi ne vediamo nascere di nuovi ogni giorno – ha dichiarato Demetrio Chiappa – ma sono gli artisti a essere stati i primi gig workers. Quando abbiamo fondato Doc Servizi lo abbiamo fatto per ottenere un maggiore riconoscimento professionale, contratti di lavoro più stabili, uscire dalle dinamiche del lavoro sommerso e uscire dall’isolamento. Oggi la cooperativa funziona ancora come 30 anni fa: come lavoratori, gli artisti e i tecnici sono lavoratori subordinati dipendenti dell’organizzazione collettiva e così accedono ai diritti tipici dei lavoratori dipendenti: assicurazione sanitaria, pensione, congedi familiari, indennità di malattia e di disoccupazione. Come soci, diventano imprenditori della cooperativa e attraverso la gestione democratica possono scegliere in che modo orientare l’attività per arrivare agli obiettivi che da soli non raggiungerebbero. Questo modello cooperativo si può definire cooperativa di auto-gestione proprio per la sua capacità di unire la continuità di un rapporto di lavoro con il rispetto dell’individualità artistica. Proprio per questa sua caratteristica nel corso degli anni questo modello ha attirato tutte le figure che ruotano intorno al mondo dello spettacolo quali tecnici, insegnanti, fotografi o comunicatori, o altri professionisti abituati a lavorare con alti livelli di indipendenza, come informatici, artigiani, giornalisti o ciclofattorini».
Il simposio e Scena Unita
Ogni tavola rotondo è stata introdotta da un video realizzato dalla Fondazione Centro Studi Doc e i suoi partner, che attraverso un bando del fondo Scena Unita hanno dato vita al progetto “Moltiplica la Musica – Il mondo dello spettacolo in pillole”. Scena Unita – per i lavoratori della Musica e dello Spettacolo è un fondo privato gestito da Fondazione Cesvi – organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, fondata a Bergamo nel 1985 – in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub.
I Tavola rotonda: Video L’impatto del Covid-19 sul mondo dello spettacolo Partecipanti: Claudio Carboni, Fabio Fila, Mario Lumastro, segretario generale Slc-Cgil Verona, Aldo Patruno, direttore generale Assessorato alla cultura Regione Puglia.
II Tavola rotonda: Video Come rivoluzionare il mondo dello spettacolo in cinque punti Partecipanti: Chiara Chiappa, presidente Fondazione Centro Studi Doc, Annarita Masullo, Francesco Verducci, Massimo Pontoriero, presidente UNISCA e Roberto Rampi.
III Tavola rotonda: Video Perché sono nate le cooperative di spettacolo? Partecipanti: Irene Bongiovanni, presidente Alleanza delle Cooperative Italiane, Demetrio Chiappa, Pietro Galeone, esperto economico e Diego Zardini, deputato e Membro X Commissione attività produttive, commercio e turismo.