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In Europa, alcuni lavoratori hanno scelto la cooperazione per rispondere alle sfide imposte dal lavoro atipico e hanno costruito piattaforme cooperative per mettere la tecnologia al loro servizio.
All for One: la risposta delle cooperative di lavoratori al lavoro atipico
Cecop, la confederazione europea delle cooperative industriali e di servizi, a fine 2019 ha pubblicato il report All For One – Reponse of worker-owned cooperatives to non-standard employment. La pubblicazione mostra i contributi delle cooperative alle problematiche legate al lavoro atipico, quali precarietà, basso reddito, insufficiente copertura previdenziale e isolamento dei lavoratori.
Per la campagna di Cecop dedicata alla pubblicazione, Francesca Martinelli, direttrice della Fondazione Centro Studi Doc, è stata intervistata per offrire la sua prospettiva come ricercatrice sul ruolo delle piattaforme cooperative al lavoro atipico.
Cecop concluderà la campagna il 3 dicembre con la conferenza online di presentazione del report. All’evento parteciperanno numerosi relatori provenienti dal mondo della cooperazione e non solo. Oltre al presidente di Cecop Giuseppe Guerini, interverranno infatti anche Sarah De Heusch di Smart (Belgio), Noémie de Grenier di Coopaname (Francia) e Paloma Arroyo di Coceta (Spagna). Tra gli speaker vi sarà anche Anna Banczyk, portavoce della Direzione Generale Occupazione della Commissione Europea. Mentre in apertura è previsto l’intervento di Sara Lafuente dell’European Trade Union Institute (ETUI).
Qui il programma completo e le informazioni per registrarsi all’evento.
La trascrizione in italiano dell’intervista a Francesca Martinelli
Ciao, sono Francesca Martinelli e sono la direttrice della Fondazione Centro Studi Doc. Dopo una Laurea Magistrale in Filosofia e un Dottorato in “Formazione della persona e mercato del lavoro” conseguito all’Università degli Studi di Bergamo e a Paris VIII, nel 2017 ho iniziato a lavorare come ricercatrice per la cooperativa italiana Doc Servizi e la sua rete. La rete opera nel settore culturale e creativo e nel 2018 ha creato la Fondazione Centro Studi Doc per sostenere la dignità del lavoro e studiare soluzioni innovative per i lavoratori atipici che sperimentano precarietà e hanno impieghi discontinui.
Quali problemi sorgono dal lavoro atipico in termini di diritti sociali e condizioni di lavoro?
Oggi i lavoratori atipici possono essere artisti, gig worker, formatori, consulenti, artigiani, comunicatori, … in breve, tutti i professionisti che lavorano come liberi professionisti senza un lavoro fisso. Di solito hanno più contratti e più clienti, quindi hanno rapporti di lavoro unici, occasionali e incostanti. A causa di questa condizione come lavoratori temporanei, i lavoratori atipici di solito affrontano difficoltà economiche e non ricevono assicurazione sanitaria, pensione, congedi familiari e per malattia, indennità di disoccupazione e altri benefici e protezioni a cui i lavoratori classici hanno accesso.
Come si vince l’isolamento dei lavoratori atipici utilizzando norme e valori consolidati del movimento cooperativo?
Di fronte a questo panorama incerto, inizialmente in Italia, a partire dagli anni ’80 alcuni lavoratori dello spettacolo hanno scelto di praticare la cooperazione per ottenere riconoscimenti professionali e contratti più costanti. Hanno così creato nuove cooperative per avere l’opportunità, diventando soci della cooperativa, di diventare da lavoratori non standard e di solito isolati a dipendenti della cooperativa, e in questo modo accedere ai meccanismi di protezione sociale e diventare parte di una comunità.
Nel corso degli anni, il sistema cooperativo ha mostrato sempre più di essere la soluzione ideale per ottenere sia la continuità e la costanza di un rapporto di lavoro stabile che il rispetto dell’individualità artistica. Quest’ultima una caratteristica ha poi portato ad avvicinarsi a questo modello altri professionisti oltre agli operatori dello spettacolo, comprese tutte le figure che ruotano intorno al mondo dello spettacolo (tecnici, insegnanti, fotografi, comunicatori, ecc.), e anche oltre (informatici, artigiani, giornalisti, ciclofattorini, ecc.).
Cos’è una piattaforma cooperativa?
L’introduzione della tecnologia in una cooperativa può essere un supporto per organizzare l’attività in modi più ottimizzati, trasparenti e democratici. E quando la tecnologia acquisisce un ruolo importante nella gestione della cooperativa, possiamo chiamarla una piattaforma cooperativa.
Per definizione, una piattaforma cooperativa è un’impresa di proprietà cooperativa e governata democraticamente da coloro che dipendono da essa (lavoratori, utenti e altri stakeholder rilevanti) che insieme costiutiscono una piattaforma digitale (sito web, app mobile o protocollo) per facilitare gli scambi di beni e servizi.
Come hanno risposto le piattaforme cooperative alle sfide del lavoro atipico?
La piattaforma digitale per una cooperativa di lavoratori atipici semplifica la ridistribuzione della ricchezza tra i lavoratori, permette di scalare l’attività, collega i lavoratori solitamente isolati e aiuta nella gestione delle attività di lavoro discontinue.
Soprattutto, in una cooperativa la piattaforma digitale è di proprietà dei soci della cooperativa; ciò significa che c’è una coincidenza tra proprietari e lavoratori. Per questo motivo, esiste un controllo completo dei lavoratori sui prodotti e servizi della piattaforma, sui prezzi e sulle tariffe, sulla governance e sull’uso dei dati personali. Nelle cooperative di piattaforma, le persone non sono sfruttate dalla piattaforma digitale, ma la controllano.
Come si svilupperanno le piattaforme cooperative in Europa nei prossimi anni?
Oggi in Europa troviamo alcuni modelli innovativi di cooperative di lavoratori che offrono condizioni di lavoro dignitose a oltre 60.000 lavoratori atipici e liberi professionisti.
In futuro, con un numero crescente di lavoratori che vivranno condizioni di lavoro incerte, anche a causa della gig economy, a mio avviso ci saranno maggiori opportunità per questi modelli innovativi di cooperative dei lavoratori di diventare una valida alternativa all’isolamento e al reddito imprevedibile dovuto al lavoro atipico.
Ai tuoi occhi, come appare il lavoratore del futuro?
Il successo di questo modello di cooperative di proprietà dei lavoratori mostra quanto sia drammatica la disconnessione tra cittadinanza, welfare e lavoro. Se oggi i cittadini più tutelati sono i lavoratori con lavoro stabile, in futuro dovremo garantire l’accesso alla protezione sociale e al welfare indipendentemente dalla tipologia e dalla durata del rapporto di lavoro.
Per il futuro, immagino che ogni cittadino si approprierà dei propri diritti come lavoratore attraverso un welfare state universale, all’interno di una visione di cittadinanza universale. Immagino piattaforme digitali altamente tecnologiche per gestire in modo semplice e trasparente tutti gli aspetti della vita lavorativa. E, concludendo, immagino un’Europa che sperimenti tipologie di impresa e di comunità più mutualistiche e sostenibili, basate sul modello cooperativo che ha dimostrato per più di 170 anni il successo delle imprese costruite su un paradigma economico alternativo.