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Recentemente la Camera dei Deputati ha approvato il DDL sulla governance aziendale partecipata. Nonostante l’intento di democratizzazione, secondo le critiche la misura penalizza la rappresentatività di lavoratrici e lavoratori.

Il DDL sulla governance aziendale partecipata

Mercoledì 26 febbraio 2025, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge “La partecipazione al lavoro. Per una una governance d’impresa partecipata dai lavoratori” (C. 1573-A). Il DDL punta a disciplinare la partecipazione gestionale, finanziaria, organizzativa e consultiva di lavoratrici e lavoratori alla gestione, all’organizzazione, ai risultati e alla proprietà delle aziende.

A tal fine, introduce proposte mirate ad allargare e consolidare la democratizzazione economica e la sostenibilità delle imprese. In questo modo, le decisioni strategiche delle aziende terranno maggiormente conto delle esigenze di chi compone l’azienda stessa. Il provvedimento coinvolge sia le imprese tradizionali sia le società cooperative.

Il DDL arriva ora al vaglio del Senato della Repubblica.

Le misure indicate nel nuovo DDL

La governance aziendale partecipata prevede la rappresentanza diretta del personale dipendente negli organi decisionali. Nelle imprese con sistema dualistico, esso potrà essere presente nel consiglio di sorveglianza. Alcune aziende potrebbero includerli anche nel consiglio di amministrazione, garantendo loro un ruolo attivo nelle strategie aziendali. Il DDL sulla governance aziendale partecipata prevede inoltre la creazione di commissioni paritetiche all’interno dell’azienda per migliorare prodotti, processi produttivi e organizzazione del lavoro.

Il testo rafforza anche la partecipazione consultiva di lavoratrici e lavoratori. Ess* potranno esprimere pareri sulle decisioni aziendali che incidono sull’organizzazione del lavoro e sulle condizioni occupazionali. Di conseguenza, rappresentanze sindacali e commissioni paritetiche interne verrebbero coinvolte sistematicamente nei processi decisionali. Le imprese saranno tenute a rispondere alle proposte del personale dipendente.

Così formulato, il DDL prevede meccanismi di partecipazione economica per redistribuire equamente gli utili aziendali. Lavoratrici e lavoratori potranno accedere a piani di partecipazione al capitale sociale dell’impresa. Qui l’azienda potrà anche attribuire azioni al posto dei premi di risultato. A tal proposito, il DDL prevede un’esenzione fiscale fino a 1.500 euro annui sui dividendi delle azioni.

Infine, sarà istituita una Commissione nazionale permanente presso il CNEL per monitorare l’applicazione della normativa e raccogliere le migliori pratiche in materia. Tale commissione coinvolgerà le rappresentanze del Ministero del lavoro, dei sindacati e dello stesso CNEL.

Le critiche al DDL: penalizza una vera rappresentanza

Nato da una proposta della CISL, il DDL sulla governance aziendale partecipata non raccoglie il favore unanime dei sindacati. Al contrario, Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha avanzato preoccupazioni per il futuro della contrattazione collettiva nei luoghi di lavoro all’approvazione della legge. Secondo la CGIL, il DDL è troppo ambiguo e non stabilisce obblighi alle aziende per il coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori. Di conseguenza, penalizza la rappresentanza, depotenziandola rispetto a quanto già previsto nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.

Critica nei confronti del DDL è anche Chiara Chiappa, Presidente della Fondazione Centro Studi Doc. Nello specifico, ricorda che la partecipazione economica e societaria di lavoratrici e lavoratori alla gestione dell’impresa è già prevista in modo compiuto nelle società cooperative e nelle imprese sociali. C’è il pericolo che è una partecipazione, anche minima, delle maestranze pregiudichi la possibilità per lavoratrici e lavoratori stess* di fare rivendicazioni.

 

Foto di Andrea Piacquadio

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