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Un rapporto delle Nazioni Unite evidenzia il legame tra burnout e crescita economica. L’ossessione per lo sviluppo del PIL sta infatti contribuendo a una crisi globale di salute mentale.
L’impatto della crescita economica sulla salute mentale
La crescita economica è spesso vista come la principale misura del progresso. Tuttavia, un rapporto delle Nazioni Unite evidenzia le conseguenze negative del modello economico attuale sulla salute mentale. A tal proposito, conta ben 970 milioni di persone al mondo convivere con un disturbo legato alla salute mentale. Si tratta dell’11% della popolazione globale. Nello specifico, l’incidenza di condizioni come la depressione e l’ansia è aumentata del 25% durante il primo anno di pandemia di Covid-19.
Il legame tra burnout e crescita economica è particolarmente evidente nei settori con orari lavorativi intensi e poche tutele per lavoratrici e lavoratori. Nei Paesi industrializzati, le persone vivono sotto una pressione costante per mantenere alti standard di produttività. Questo stress continuo porta a disturbi psicologici e un crescente senso di insoddisfazione. Coloro che vivono in condizioni di povertà estrema sono più vulnerabili allo stress mentale. Questo scenario ha un impatto devastante sulla qualità della vita e sulla coesione sociale, oltre che sul piano economico. L’ossessione per la produttività riduce le opportunità di riposo e rigenerazione. Il rapporto delle Nazioni Unite mette in luce come il burnout sia una crisi spesso trascurata.
Governi e aziende devono riconoscere il legame tra burnout e crescita economica, adottando politiche più inclusive per prevenire queste crisi. Infatti, la mancanza di supporto psicologico adeguato aggrava ulteriormente il problema: non tutte le persone hanno i mezzi per rivolgersi a questo genere di aiuti, e alcune li stigmatizzano o nemmeno li conoscono. In questo caso, il rischio è l’aumento dei casi di dipendenza da alcol e droghe, se non dei suicidi.
Soluzioni per contrastare il rapporto tra burnout e crescita economica
Per affrontare il problema del burnout legato alla crescita economica, le Nazioni Unite sottolineano l’importanza di adottare politiche che promuovano l’uguaglianza e riducano le disuguaglianze economiche. In questo modo, invitano a ridefinire il concetto di crescita economica, integrandolo con principi di sostenibilità e giustizia sociale. L’obiettivo è quello di sviluppare un sistema che metta al centro il benessere invece che il PIL. Un approccio più equilibrato potrebbe ridurre significativamente il burnout e migliorare la qualità della vita. Per farlo, è cruciale adottare una visione che privilegi la salute mentale e la stabilità delle comunità. Solo così si potrà creare un sistema economico più equo e inclusivo, capace di rispondere alle esigenze del presente e del futuro.
A tal fine, le raccomandazioni ONU includono investimenti nell’assistenza psicologica e il rafforzamento della protezione sociale. Nello specifico, suggeriscono come interventi prioritari:
- adottare un reddito di base incondizionato, per alleviare lo stress finanziario e fornire maggiore stabilità alle lavoratrici e ai lavoratori più vulnerabili;
- garantire l’accesso a supporto psicologico e risorse per il benessere mentale per de-stigmatizzare le condizioni di salute mentale;
- favorire l’accesso agli spazi verdi, che permettono di riconnettersi con la natura.
Solo un impegno congiunto tra governi, aziende e organizzazioni internazionali potrà creare un ambiente lavorativo più sostenibile, capace di ridurre gli effetti negativi della crescita economica sulla salute mentale.
Foto di Anna Tarazevich
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