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In quali condizioni lavorative si trovano le 2,2 milioni di persone che in Italia lavorano su piattaforma? Risponde il Rapporto Fairwork Italia 2024, curato dall’Università la Sapienza con la partecipazione di INAPP e il coordinamento dell’Oxford Internet Institute e del Centro di Scienze Sociali WZB di Berlino.

Il Rapporto Fairwork Italia 2024

L’Università la Sapienza ha recentemente curato il Rapporto Fairwork Italia 2024, attraverso la partecipazione di INAPP e il coordinamento dell’Oxford Internet Institute e del Centro di Scienze Sociali WZB di Berlino. Questo studio osserva le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori su piattaforma, descrivendone un quadro preciso. In questo modo, intende dimostrare come siano possibili lavori migliori e più equi nell’economia delle piattaforme.

A tal fine, il rapporto ha valutato cinque piattaforme di lavoro diffuse nel territorio italiano sulla base di cinque principi:

  1. Equa retribuzione, che garantisca il salario minimo o superiore stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale;
  2. Condizioni di lavoro eque, che proteggano contro i rischi e gli infortuni sul lavoro;
  3. Contratti equi, con termini e condizioni chiare, trasparenti e accessibili;
  4. Gestione equa, attraverso un uso trasparente degli algoritmi e la possibilità per chi lavora di interagire con rappresentanti uman*;
  5. Equa rappresentanza, ovvero un processo documentato attraverso il quale esprimere la voce di lavoratrici e lavoratori, permettendo il loro diritto di organizzarsi in organismi collettivi con cui le piattaforme sono pronte a negoziare.

Chi sono le lavoratrici e i lavoratori su piattaforma in Italia?

Con riferimento all’indagine INAPP Plus 2022, il Rapporto Fairwork Italia 2024 sottolinea come il lavoro su piattaforma riguardi ben 2,2 milioni di persone in Italia (5,2% della popolazione). Tra loro, troviamo principalmente uomini di età compresa tra i 30 e i 49 anni. La maggior parte delle persone che lavorano su piattaforma hanno ottenuto diploma di maturità (45%) o la laurea (20%).

Tuttavia, tale rapporto evidenzia alcune difficoltà nella stima del numero delle lavorartici e dei lavoratori coinvolt*. In primo luogo, ess* non sempre si percepiscono in prima persona come lavoratrici e lavoratori su piattaforma. Questo anche perché, in secondo luogo, spesso il lavoro su piattaforma è affiancato ad altre occupazioni e non è svolto con continuità. Ad ultimo, bisogna considerare anche l’ampia diffusione delle piattaforme in diversi settori, attraverso modelli differenti: localizzazione dei servizi, organizzazione del lavoro a distanza, ma anche attribuendo alle piattaforme stesse un ruolo intermediario tra richiedenti e fornitori/fornitrici di lavoro.

Secondo il Rapporto Fairwork Italia 2024, le lavoratrici e i lavoratori su piattaforma svolgono i seguenti tipi di lavoro:

  • Consegna cibo (36%);
  • Lavoro a distanza online (35%);
  • Consegna pacchi (14%);
  • Lavoro domestico (9%);
  • Conducenti (5%);
  • Altro (1%).

Solitudine e povertà nel lavoro su piattaforma: il crescente rischio di esclusione sociale

Nel Rapporto Fairwork Italia 2024, si evidenzia la paura della crescente esclusione sociale di chi lavora su piattaforma. In Italia, il lavoro su piattaforma si è diffuso in concomitanza a due fattori: la progressiva deregolamentazione del mercato del lavoro e la digitalizzazione dell’economia. Esso ha permesso a molte persone di entrare nel mercato del lavoro, ma al costo di una crescente insicurezza. In altre parole, chi lavora in questo contesto ha spesso a che fare con contratti a termine e salari bassi.

Le lavoratrici e i lavoratori su piattaforma soffrono l’esasperarsi delle disuguaglianze sociali e delle fratture nel sistema di contrattazione collettiva. Nonostante l’Italia veda un’alta adesione generale ai sindacati, la copertura della contrattazione collettiva non è omogenea in tutti i settori. A tal proposito, il Rapporto Fairwork Italia 2024 sostiene:

Accanto, infatti, a settori tradizionalmente sindacalizzati e caratterizzati da rapporti di lavoro stabili, ve ne sono molti altri (soprattutto nei servizi) dove i rapporti di lavoro sono più precari, la sindacalizzazione è molto più bassa e difficile, e il tasso di evasione e di mancato rispetto dei salari minimi stabiliti dall’accordo nazionale di settore è piuttosto elevato.

Nonostante questo, solo il 20% delle persone intervistate dal Rapporto Fairwork Italia 2024 ha dichiarato di considerare marginale il reddito derivante dal lavoro di piattaforma. Al contrario, per la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, si tratta di un’entrata importante (48%) o addirittura essenziale (32%) nel bilancio familiare. Inoltre, chi lavora su piattaforma subisce spesso la mancanza di uno status contrattuale adeguato, di protezione sociale e di livelli di reddito adeguati. La natura ibrida di questi lavori vede spesso scontrarsi il ruolo predominante degli algoritmi con una formalizzazione della mansione come autonoma.

Il sistema di punteggio Fairwork

Il Report Fairwork Italia 2024 si chiude con un’appendice dedicata al sistema di punteggio Fairwork per identificare quali sono le aziende che rientrano nei principi del Fairwork. Il sistema consiste nell’assegnazione di un punteggio ai cinque principi del lavoro equo e solidale. Per ogni principio la piattaforma può ottenere al massimo due punti nel caso ci siano prove evidenti del rispetto dei criteri che attuano tali principi. Quindi, ogni piattaforma può ottenere al massimo 10 punti. I principi sono stati definiti e vengono regolarmente aggiornati da UNCTAD e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, operat* di piattaforme, responsabili politici, sindacati, accademic* e cooperative.

Tra gli esempi positivi di società che possono ottenere i punti per il rispetto dei principi, il report riporta anche le piattaforme cooperative di proprietà di lavoratori e lavoratrici, poiché, ad esempio, il modello cooperativo governato democraticamente permette a chi lavora di avere voce in capitolo sulle condizioni del proprio lavoro e, quindi, di ottenere anche un’equa rappresentanza.

 

Leggi anche: L’impatto della Platform Work Directive sulle cooperative


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